urbe

Ad Urbe Condita – Libro I Cap. VII

Priori Remo augurium venisse fertur,
sex voltures; iamque nuntiato augurio
cum duplex numerus Romulo
se ostendisset, utrumque regem
sua multitudo consalutaverat:
tempore illi praecepto, at hi numero
avium regnum trahebant.
Inde cum altercatione congressi
certamine irarum ad caedem vertuntur;
ibi in turba ictus Remus cecidit.
Volgatior fama est ludibrio fratris
Remum novos transiluisse muros;
inde ab irato Romulo, cum verbis
quoque increpitans adiecisset,
“Sic deinde, quicumque alius
transiliet moenia mea,” interfectum.
Ita solus potitus imperio Romulus;
condita urbs conditoris nomine appellata.
Il primo presagio, sei avvoltoi, si dice
toccò a Remo. Dal momento che a Romolo
ne erano apparsi il doppio quando il presagio
era già stato annunciato, i rispettivi gruppi
avevano proclamato re l’uno e l’altro:
chi sostenendo la priorità nel tempo chi
l’importanza del numero di uccelli.
Ne nacque una discussione e dal rabbioso
scontro a parole si passò al sangue:
Remo, colpito nella mischia, cadde a terra.
È più nota la versione secondo la quale Remo,
per prendere in giro il fratello, avrebbe
scavalcato le mura appena erette e Romolo,
al colmo dell’ira, l’avrebbe ucciso con
queste parole di sfida: «D’ora in poi possa
morire chiunque osi varcare le mie mura.»
Così Romolo si impossessò del potere
e la città prese il nome del fondatore.

Tito Livio

Categorie: Superbia - Le citazioni su Caino

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