SuperInnatural

superinnatural

Una stanza d’albergo per isolarsi. Un letto comodo per stendersi. La tv per staccare il cervello. Serve a tutti ogni tanto, persino a Caino. Non che gli venga facile.
Infatti, non appena mette le mani sul telecomando, comincia la lotta. Passa da un canale all’altro, continuamente, come se si stesse allenando per il campionato mondiale di zapping. Ha la concentrazione di un bimbo iperattivo che ha bevuto coca cola tutta la notte. In effetti anche lui si strafoga di bollicine, cominciando a saccheggiare il frigo bar delle bibite più improbabili. Per l’alcool c’è sempre tempo.
Ogni tanto comunque capita che anche Caino scelga un canale, quando le dita cominciano a far male e il tunnel carpale a strizzare l’occhiolino. Oppure quando finisce per sonnecchiare. La scelta a quel punto è totalmente estranea alla sua volontà.
Un paio di volte il destino ha voluto che si guardasse allo specchio. Sì, insomma, in una qualche versione filmica della sua storia. E in questi frangenti va detto che il nostro assassino dimostra tutte le sue migliaia di anni. Infatti le trasposizione classiche, quelle dove la pellicola sembra essere ingiallita a colpi di retorica, lo appassionano. Non che lui abbia mai molto spazio, eppure ci trova qualcosa di giusto, nel tono. Al contrario la trasformazione in personaggio popolare finisce sempre per indispettirlo.
Quando incappò nell’undicesima puntata della nona stagione della serie televisiva Supernatural… Be’, andiamo con ordine.

L’auto dei protagonisti parcheggia in una fattoria. Alla vista di un apicoltore scatta il panico: “E’ il Padre dell’Omicidio!”
Caino smette di succhiare la sua bibita dalla cannuccia.

Viene pronunciato il nome “Caino” e l’attore chiamato a interpretarlo coglie i protagonisti sul fatto. Li imprigiona.
Caino alza gli occhi al cielo e appoggia la lattina su comodino.

Cambio di scena. I protagonisti siedono nel salotto di Caino che si fa desiderare. Uno dei due spiega che il loro ospite è diventato un demone, dopo aver ucciso Abele.
Caino borbotta un’imprecazione indecifrabile. Si mette seduto.

Dopo essere stato definito “il migliore a essere il peggiore”, Caino entra in scena. E filosofeggia sulle api.
Caino maledice ad alta voce le api, il miele e l’intera industria dolciaria.

Si tratteggia la figura di Caino come un addestratore di cavalieri demoniaci in pensione.
Caino scaglia la lattina contro il televisore, sforzandosi di ridere.

Scatta un gioco di rimandi tra la vita del protagonista e Caino. Entrambi cattivi ragazzi, ma per ragioni altruistiche.
Caino recupera il telecomando e lo stritola, ascoltando inorridito.

Caino è andato in pensione per amore di una certa Colette. Che poi ha ucciso.
Caino fa saltare lo sportellino del telecomando. Le pile schizzano sul pavimento.

Il protagonista vuole sconfiggere un demone cattivo e perciò Caino gli passa il march…
Il telecomando, scagliato a una velocità inimmaginabile, frantuma lo schermo.

Buio. Applausi.

Categorie: Gola - Le frittelle di Caino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.