Supercain – Passo dopo passo

Non saprei spiegarvi il perché, ma per me la parola supereroe fa rima con mascellone. Dite che il suono non c’entra niente? Be’, io non leggo molti fumetti americani, quindi non so bene da dove mi derivi questa cosa. Fatto sta che la mascella predomina nel mio ideale supereroistico. Incontrastata.
Chiamata a fare un bel ritratto del nostro prode eroe, affetto il gessetto e mi lancio subito in una bella mascella quadra. Viso in ombra, perché l’identità deve restare celata… Ma soprattutto perché non vorremo farci mancare la possibilità di rimarcare l’ovvio, no? Il nostro eroe ha un’animo molto oscuro e molto, molto tormentato.
Passo quindi agli addominali. Che non ci sono! Caino potevi andare un po’ più in palestra, non ti pare? E allora via di gomma piuma per definire la tartaruga fittizia.
Li disegno super scolpiti, ma un po’ piatti, un po’ quadrati. Così, se si è attenti, il trucco si vede. Per finire ci vuole lo stemma del nuovo paladino della giustizia. Una bella C da far invidia all’ormai banale S di Superman. E non facciamo battutacce che sì, lo sappiamo tutti che ci sono un sacco di cose brutte che cominciano con C.
La C può fare anche da memoriale al mio povero carboncino, ormai ben consumato. Non senza avermi lasciato le dita tutte nere, sia chiaro. Onore a lui, non resta altro che scansionare l’improbabile ritratto, in modo che la nuova leggenda venga alla luce!

Maria

I classici sono sempre ammantati da un timore reverenziale e forse è giusto così, ma leggendo i ragazzini messi in scena da Herman Hesse nel Demian… Be’, mi è venuto da ridere. Per carità, testo ricco di rimandi e suggestioni, non voglio negarlo, però ad anni di distanza mi sembra proprio che si veda tutto lo sforzo di mettere argomenti altissimi, in bocca a ragazzini, con una parlata che tenta disperatamente di non suonare da filosofi. Come Hesse si fregiava di essere, naturalmente.
Mi è venuto spontaneo pensare che, se davvero due ragazzini dovessero mettersi a disquisire su “quanto è fico Caino”, perché in fin dei conti è questo che fanno, sarebbe più facile che lo immaginassero come un supereroe, piuttosto che come un superuomo. Non credete? Insomma, che vi abbia convinti o meno, l’accostamento tra sacro e profano è risultato spontaneo. Come accade spesso, da queste parti.
Non potevo, però, mettermi più di tanto a giocare con il gergo, perché siamo andati sul fumettistico già parlando di manga. Mi divertiva l’idea di riproporre un dialogo, una sorta di farsesco elogio di Caino e così mi è venuta in mente l’intervista. Sapendo che avrei finito per discostarmi da Clark Kent, in un primo momento ho pensato al nostro eroe compiaciuto e talmente entusiasta da venare la sua aura fascinosa con lo sprezzo del ridicolo… Sì, insomma, qualcosa sul genere di Lestat di Intervista col vampiro. Poi, però, ho trovato più interessante mettere Caino nei panni della vittima, dell’intervistato suo malgrado. Non da un giornalista aggressivo, come è facile immaginarsi, ma da una sorta di sceneggiatore o editore di fumetti che vorrebbe tanto rinnovare la sua testata. Il suo brand. Sì, il suo marchio. Come lo vedete un fumetto su Caino?
Se hanno fatto di Thor un dottore, posso solo immaginare cosa potrebbe saltarne fuori.
P.s. No, non voglio dare un’idea a nessuno. Vi prego gentilmente di non farlo.
Caino di sicuro se la prenderebbe con me.

Oscar

Categorie: Accidia - Le fatiche per Caino

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