Stonata di corte – Passo dopo passo

Devo dire che l’augusto Bernardo Pasquini veniva proprio bene, nei ritratti ufficiali. Ovviamente non ha le guanciotte, la bocca a culo di gallina e l’aria così annoiata… Ma secondo me la mia è più divertente. Basta dire “barocco” per avere l’idea di qualcuno che si dà delle arie, figuriamoci se poi parliamo di una trasferta in Francia e per di più alla corte di Versailles. Ecco spiegata l’espressione non proprio da buontempone.
Sapevo che Oscar lo voleva decapitare, il malvagio, perciò me ne sono fatta una ragione. Vi assicuro che Bernie è vissuto tronfio e contento, tra un passaggio di pastello e l’altro, finché è durato. E nemmeno sotto la ghigliottina ha perso la testa… Metaforicamente parlando, s’intende.
Per stemperare la lunghissima, astratta ghigliottina che è servita a staccarlo dal fondo, ho pensato di immergere il tutto in una sfumatura di rassicurante celeste. Perché il braccio del boia è a strisce? Non so, avevo in mente che ai rivoluzionari piacessero le strisce, se non ai sanculotti almeno ai montagnardi. Tutte sciocchezze? Può darsi, l’importante per me era dargli un aspetto bizzarro. Dopotutto se le caricature non sono eccessive e stralunate non c’è gusto.

Maria

Bernardo Pasquini e io siamo talmente intimi che ero convinto di poter ambientare la frittella durante la Rivoluzione Francese. Peccato che il nostro clavicembalista sia un uomo barocco in tutto e per tutto, di quelli che si sono affacciati sul XVIII° secolo giusto per trovarci un po’ di eterno riposo. Così, tra lo sghignazzare di Caino, sono stato catapultato nel giro di un istante dai tribunali di piazza alla corte per eccellenza, quella del Re Sole. Ho pensato, però, che valesse la pena di tenere traccia del mio errore: un sacco di buone idee alla fin fine non sono altro che fraintendimenti.
Perciò, se da un lato ci ho ficcato tutti i dettagli storici che sono riuscito a trovare e ho cercato di rendere con una prosa fiorita l’atmosfera di corte, dall’altro sapevo di poter contare sul nostro protagonista per una scintilla di rivoluzione. Possiamo considerarlo il suo periodo adolescenziale, quello da ammazzagiganti, sobillatore di genti e giustiziere di re. Per lo strumento musicale ho ripescato dalla fiaba dei Grimm il piffero d’osso che abbiamo già incontrato, mentre l’assoluta mancanza d’orecchio è farina del sacco di Caino. Non so quanto un interlocutore impassibile come Luigi XIV gli abbia dato soddisfazione, ma a me l’effetto non è dispiaciuto affatto.
Dopotutto ogni corte che si rispetti non è davvero un giardino di cortesia, ma un diverso tipo di guerra, fatto di sguardi, allusioni e cattiverie più sottili. Non il campionato adatto a Caino, diciamocelo, eppure conoscere il futuro ha i suoi vantaggi.

Oscar

Categorie: Accidia - Le fatiche per Caino

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