Il risorgimento della pastella – Passo passo

Sarà perché ci seguono un po’ di amici romani, sarà perché tutte le strade lì, sarà per questo o per quello, fatto sta che Caino è già tornato a fare visita alla Città Eterna. Cambiano i tempi e le situazioni, ma non i suoi modi non esattamente signorili. D’altra parte bisogna prenderlo come viene, inutile farsene un cruccio.
Questo giro non mi sono fatta grossi crucci nemmeno per far finta di essere filologica. Ho visto la statua di Giuseppe Gioacchino Belli, Oscar mi ha detto che “io sò io e voi non siete un cazzo” veniva da lui, ho sovrapposto la sua immagine a quella del Marchese del Grillo e… Mi è sembrato tutto dannatamente elegante. Troppo. Mi sono resa conto di volere un nanerottolo linguacciuto, una specie di leprecauno più civilizzato e così l’ho disegnato. In barba a tutto e tutti, senza stare a preoccuparmi troppo di Caino.
Che comunque ci tiene a dire che non è il suo ritratto, perché io non sono nemmeno la ritrattista autorizzata. Anvedi che ingrato, dopo tutta la fatica che facciamo per lui!
Sul disegno non mi resta molto da dire: è un delirio a carboncino, sfumato furiosamente con le dita per poi ricavare le luci con la gomma pane. Una lotta a corpo a corpo con il foglio, praticamente. Irriverente e senza esclusione di colpi. Oscar trova che il mio nanerottolo sia uno sgorbietto, ma cosa vuole saperne lui? Ogni scarrafone è bello a mamma sua. Ah non è romano questo? Va be’, dai, pazienza!

Maria

La degenerazione della specie. Quando si tira in ballo il dialetto è così, basta un attimo per passare dal signore al burino. Figuriamoci poi se il dialetto non è nemmeno il tuo. Non ho alcuna pretesa di essere granché ferrato in romanesco, né di essere un vasto conoscitore del Rinascimento, perciò spero se non altro di aver limitato i danni. Mi è piaciuta la citazione, questo sì, e non ho saputo resistere.
Volevo che il tono generale suonasse un po’ d’altri tempi, scanzonato, ma con una punta demodé che potesse far spiccare per contrasto le imprecazioni e l’ingegno folgorante della parlata popolare. Chissà che prima o poi non sfoderi un po’ di bergamasco.
Fino ad allora continuerò a ringraziare, e ad approfittare, della mia insegnante di romanesco, alias Iara, che ha dato al mio papocchio quelle quattro martellate che fanno la differenza tra il dilettante allo sbaraglio… E il dilettante con degli amici.
Mi rimetto alla clemenza di chi ci capisce, l’intento era al solito di non fare soltanto quelli che tirano in ballo il latinorum o le lingua straniere. La ricchezza culturale di un popolo va sempre molto al di là di quella dei suoi grandi maestri, peccato solo che per sopravvivere al tempo una battuta debba essere in qualche modo cristallizzata.
P.s. Ditelo anche voi a Maria che il suo Grillo del Marchese è proprio un insettazzo!

Oscar

Categorie: Accidia - Le fatiche per Caino

1 commento

  • Iara

    Secondo me Maria ha fatto un lavoro fantastico =P e tu Oscar sei stato grandioso, ci tengo tanto a dire che le mie “correzioni” sono state minime :))) grandi ragazzi!!!

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