Ricci e castagne – Passo dopo passo

Caino mi è piaciuto. Il paese, intendo. E non solo perché è un tranquillo e ridente villaggio nel bresciano, immerso nel verde. Nelle auto abbiamo trovato un paio di cani ferocissimi (e nanerottoli), arrabbiati per essere stati lasciati ad aspettare. Su alcuni muretti c’erano cocci di bottiglia scuri e affilati che s’intrecciavano con i fiori spuntati dalle crepe. Insomma, Caino ha dimostrato di avere le carte in regola per essere la patria del nostro eroe, al di là del mero nome.
Del resto anche la castagna è un’ottima candidata come frutto di Caino (visto poi che la mela se la sono già presa i suoi cari genitori). Pensateci: è talmente incazzosa da ricoprirsi di spine, così ingannevole da confondersi con i semi dell’ippocastano, ci piace talmente mangiarle che rischiamo di fare una cosa totalmente contro natura come addentarci anche il verme che può abitarla (e di solito commentare: “Son proteine!). Poi non si trova solo nei boschi, fa parte anche del nostro immaginario invernale, con gli omini che preparano caldarroste e le vendono nei loro scartoccini. Da portar via, come fossero frittelle, e del resto la farina di castagne si fa davvero. Magari non con i ricci, come quel testone di Caino. Che sarà anche bravo (non è vero), ma è fatto a modo suo.
Insomma, dopo le lodi del paese e l’elogio della castagna, valutate voi se ve la sentite di mancare all’appuntamento con la Sagra del Marrone della Val Garza.

Maria

Abbiamo scoperto del paese di Caino con le prime ricerche su internet, alla ricerca di spunti per le frittelle. Nella nostra stessa regione, tutto sommato poco distante… Era scontato che ci saremmo andati, prima o poi. E in realtà è successo piuttosto “prima”: anziché aspettare la stagione per le castagne, ci siamo finiti a marzo. Devo dire che mi piace gironzolare per un posto che non sospetta nemmeno di poter avere turisti. Un posto senza monumenti celebrati, senza cartelli marroni, dove cammini senza sapere cosa aspettarti e cerchi qualcosa d’interessante nelle piccole cose, perché hai deciso d’immaginare una storia dietro la gita che stai facendo.
Anch’io abito in un piccolo paese, come ho già detto non troppo distante da Caino. E’ un attimo a ritrovare cose familiari. Dalle mie parti non ricordo sagre delle castagne particolarmente celebrate, ma da bambino andavo sempre a cercarle nei nostri boschi, a volte persino con la scuola. Tutti insieme, bastone e sacchetto alla mano.
Volevo ripartire da qui, dagli occhi di un bambino e fare di Caino (il nostro eroe, non il paese) una specie di matto del villaggio. Ma visto con occhi più pronti a sorridere che a giudicare. Sono soddisfatto del risultato, lasciatemelo dire, riesco davvero a immaginare Caino a Caino che raccoglie i ricci e lascia le castagne. Gli ingredienti delle sue frittelle sono sempre di prima qualità, raccolti freschi… Ma fanno anche il possibile per non essere mai quelli che vi aspettereste.

Oscar

Categorie: Accidia - Le fatiche per Caino

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