La luna storta del coniglio

 

coniglio

“C’erano una volta una scimmia, una volpe e un coniglio…”
“Dovrebbe essere una barzelletta?”
“No, è un saggio insegnamento! Ascolta, demone dagli occhi tondi.”
“Io non…”
“Ascolta!”
“D’accordo.”
“Erano amici, come solo gli animali nelle storie sanno esserlo. Un giorno passo di lì un povero viandante.”
“Di lì dove?”
“Nel paese del Sol Levante. Forse tu lo conosci come Cipango. Comunque il viandante era solo, sperduto e affamato. Mossi a pietà, i tre amici cominciarono a darsi da fare per trovargli qualcosa da mangiare.”
“Maledetto scroccone.”
“Non sei gentile! Scimmia lo era e gli colse dei frutti gustosissimi. Anche volpe lo era… Sì, insomma, a modo suo… E rubò una gallina da un pollaio vicino. Il coniglio, invece, non mangiava che erba e sapeva che questa agli uomini non piace.”
“Ma perché ne parli in terza…”
“Zitto! Il coniglio, dicevo, non sapeva cosa fare e, tornando a zampe vuote, vide il viandante che ringraziava la scimmia e la volpe con squisita cortesia. Era talmente magro e malnutrito da fare compassione.”
“Se fosse stato veramente affamato, non avrebbe chiesto.”
“Lo era, ti dico! Così il coniglio, che era di animo nobile, si lanciò tra le fiamme dove già ardeva la gallina. Per fare dono di se stesso, capisci?”
“Che stron…”
“No che non capisci! Ma il viandante era un uomo migliore di te, anzi, era una Divinità in viaggio sulla terra per osservarla da vicino e guidare gli uomini verso l’Illuminazione. E vedendo una così grande generosità in una creatura così piccola, la elevò tra le stelle e impresse la sua immagine sulla luna. Come monito. In modo che tutti…”
“Senti, non capisco una cosa. Mi hai detto che tu qui prepari le torte di riso.”
“Mochi.”
“Sì, quella roba appiccicosa che mi hai fatto provare prima.”
“E’ tradizionale! Sacro!”
“Sì, sì, come dici tu. Ma non potevi preparargliene una, anziché arrostirti sul fuoco?”
“Non avevo gli ingredienti.”
“Perché sulla luna sì?”
“Al posto della farina di riso ci metti polvere di stelle, invece della fecola di patate schegge di basalto e…”
“Mi hai dato da mangiare questa roba?”
“Parla quello che fa le frittelle con i tralci di rovi!”
“Non ne hai mai assaggiata una, cosa vuoi saperne?”
“Io ho ispirato generazioni di monaci zen! So tutto. O quasi.”
“Perciò saprai anche chi è la serpe che ti ha mandato qui.”
“Certo, un amico animale del bosco. No? E smettila di ridere, infedele!”
“E se ti dicessi che è il diavolo in persona?”
“Io sono buddhista.”
“No, tu sei uno stupido coniglio, buono da fare in salmì e basta.”
“Ehi!”
“Non solo ti sei fatto fregare da una volpe, ma persino da una scimmia!”
“Loro non mi hanno fregato, sono i miei amici.”
“Sì, giusto. Allora anch’io voglio essere tuo amico.”
“Davvero?”
“Certo. Ci sbricioli il basalto con quelle zampette, dico bene?”
“Sono molto forte.”
“Non ci credo. Zompetta un po’ su quelle spine, fammi vedere come le sbricioli.”
“Ahi!”
“Ottimo lavoro, continua così!”
“Ahi! Dici che… Ahi! Sono bravo?”
“Il migliore. Alla fine magari ti faccio anche provare una frittella. Che non si dica che Caino non sa accogliere gli scocciatori come si deve.”

Categorie: Gola - Le frittelle di Caino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.