Sul lettino

freud

“Quasi ogni notte faccio questi strani sogni su fratelli che litigano o che vogliono vendicarsi. Ho sognato di ammazzare il mio, di fratello. Perché eravamo troppo diversi e nostro padre preferiva lui a me. Anche nostra madre, se fosse quello in punto. Ricordo che loro non mi punivano nemmeno, in un certo senso ci pensava un amico di famiglia. Questo, però, è soltanto l’inizio.
Da allora sogno in continuazione di mettere becco in faccende che non mi riguardano. E non è che sia stato accusato molto spesso di essere un tipo altruista. Il fatto è che, se cerco d’impedire a qualcuno di commettere un errore, finisco per incoraggiarlo. Se invece provo a dargli una mano, mi sento sempre come quel Re che va dal suo generale e gli consegna la spada dicendo “Armiamoci e partite”. Ah, la spada… Ho già parlato della faccenda della spada? Credo di sì.
Comunque un lato positivo tutta questa faccenda ce l’ha. Ho scoperto la passione per la cucina. Chi l’avrebbe mai detto, eh? Un tipo come me che si diverte ai fornelli. Mi piacciono le frittelle, soprattutto. Il tempismo, la maestria, il gioco di polso. Lo trovo molto rilassante. Ne avrei portata una anche oggi, ma… È stato un viaggio lungo, temevo che si sarebbe afflosciata. No, non è vero, devo smetterla con questo vizio di raccontare balle. Non ci ho pensato e basta.
D’altra parte non è che abbia la folla fuori dalla porta di casa, per farmi regali e cortesie. D’accordo che sono sempre in viaggio, però… Una volta ho sognato che un tale, un vecchietto un po’ matto con la lingua di fuori, mi consegnava una lettera di mio fratello. L’ho buttata senza nemmeno aprirla. Mi dico che è stata una scelta di buon senso, perché dopotutto mio fratello è morto da anni. Eppure… Eppure so che comunque non avrei voluto avere sue notizie. Nemmeno se anche lui fosse in viaggio e ci stessimo cercando, solo che non riusciamo a metterci d’accordo e così finiamo per non trovarci mai. Non riuscivamo mai a metterci d’accordo. A volte lui pensava di sì, ma la verità è che stavo covando sotto le ceneri, anziché fare fuoco e fiamme.
Ho un caratteraccio, lo so. Non mi va, però, di essere giudicato. Infatti non mi spiego perché sono venuto qui. Forse solo per tirare un attimo il fiato. Senza offesa.”
L’uomo canuto accanto al lettino prese una boccata dal sigaro e si sistemò gli occhiali.
“Nessuna offesa.”
“Bene, ne sono felice, Sigmund. Posso chiamarti Sigmund?”
“A dire il vero preferirei Dottor…”
“Sì, sì, d’accordo. Che ne dici di questa storia, Sigmund?”
“Ci si potrebbe arrischiare a diagnosticare il più classico dei complessi edipici. Per quanto di solito il lavoro onirico simboleggi mediante animali feroci gli impulsi passionali, la spada rappresenta un evidente simbolo fallico. Per non parlare di queste… Frittelle, dico bene? Una lampante fissazione orale, direi quasi un’ossessione.”
“Un’ossessione. Per le frittelle.”
“Sì, esattamente.”
Il paziente si alzò di scatto.
“Lascia stare le mie frittelle, amico.”
“Ma dove va? Abbiamo ancora mezz’ora.”
“Allora finisci di fumare con calma. La prossima volta che mi salterà in testa di sdraiarmi sul lettino, proverò con quel tuo allievo. Magari a Carl le frittelle piacciono.”

Categorie: Gola - Le frittelle di Caino

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