I traditori dei parenti di Gustave Doré

Commedia – Inferno Canto XXXII

Come noi fummo giù nel pozzo scuro
sotto i piè del gigante assai più bassi,
e io mirava ancora a l’alto muro,

dicere udi’mi: «Guarda come passi:
va sì, che tu non calchi con le piante
le teste de’ fratei miseri lassi».

Per ch’io mi volsi, e vidimi davante
e sotto i piedi un lago che per gelo
avea di vetro e non d’acqua sembiante.

[…]

E come a gracidar si sta la rana
col muso fuor de l’acqua, quando sogna
di spigolar sovente la villana;

livide, insin là dove appar vergogna
eran l’ombre dolenti ne la ghiaccia,
mettendo i denti in nota di cicogna.

Ognuna in giù tenea volta la faccia;
da bocca il freddo, e da li occhi il cor tristo
tra lor testimonianza si procaccia.

[…]

… E tutta la Caina
potrai cercare, e non troverai ombra
degna più d’esser fitta in gelatina;

non quelli a cui fu rotto il petto e l’ombra
con esso un colpo per la man d’Artù.

Categorie: Superbia - Le citazioni su Caino

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