Aspettando l’assurdo – Passo passo

Questa settimana il campo da gioco si è spostato in un terreno a me poco congeniale. Oscar è bloccato per dodici ore al giorno in un centro commerciale, di quelli con i negozi, i self service e file infinite di casse del supermercato. Io non potevo abbandonarlo e quindi mi sono ritrovata a dover incastrare il lavoro per la frittella in questo ambiente un po’ scomodo e frastornante. Ho subito deciso che non volevo e non potevo disegnare, anche visto che non avrei avuto un tavolo a disposizione e mi sono quindi buttata sull’idea di fare una frittella interamente fotografica. Le cose non sono molto migliorate però, la street photography e il reportage non sono mai stati propriamente le mie vocazioni. Semplicemente l’idea di fotografare persone sconosciute che poi potrebbero anche risentirsi, o volermi parlare o Caino solo sa cosa potrebbe accadere, mi mette a disagio. Inoltre i miei riflessi da bradipo in coma non aiutano quando si deve essere la persona nel posto giusto, al momento giusto. Mi sono fatta coraggio e ho impugnato la mia macchina fotografica, ho montato il 50mm f1.8 perché è di dimensioni discrete e volevo poter lavorare con lo sfocato per cercare di ridurre i disturbi ambientali (Milioni di disturbi ambientali! Cartelli, scritte, cestini, estintori e chi più ne ha più ne metta).  Ho vagato per quattro o cinque ore in mezzo alla gente cercando immagini che mi dessero quella sensazione da folla muta, attesa e sospensione. Ho spiato la gente attraverso le piante, usato il cavalletto per sperimentare con i tempi lunghi e giocato con i riflessi nelle vetrine. Alla fine, sempre accampata nel banchetto della libreria di Oscar, tra libri e passanti ho scelto gli scatti migliori e li ho composti in un’immagine unica. Ho anche aggiunto le righe verticali, un po’ per motivi compositivi, un po’ perché vorrei che ricordassero lo scorrere del tempo, una scansione grafica e temporale. Nella gallery trovate un po’ degli scatti scartati alcuni in favore di gemelli più riusciti, altri per colpa di dannati estintori che spuntano inappropriatamente dalla testa delle persone.

 Maria

Ormai da una settimana sono accampato nel corridoio di un centro commerciale.
L’aria condizionata soffia instancabile, le luci al neon ammiccano come astronavi con il motore in panne e solamente un cerchio di libri (la mia bancarella) scongiura il peggio. Non so quanto potrò resistere, la tentazione di fare il libraio serio e vendere i miei amuleti di carta è forte. Portate il mio ultimo messaggio al mondo esterno.
Scherzi da fiera del libro a parte, non è stato semplice tenere fede alla consegna in queste condizioni. Maria è l’appassionata di Beckett, ma, sapendo che la situazione sarebbe stata questa, ho subito pensato che Aspettando Godot sarebbe stata la cartuccia più adatta al mio stato d’animo. Dopotutto essere circondato da gente seduta sulle panchine, o che va a passeggio in una grande scatola di cemento senza nemmeno entrare nei negozi o guardare le bancarelle, ha proprio qualcosa di assurdo. Così Estragone e Vladimiro mi hanno tenuto compagnia, durante una rapida rilettura, lasciando un posto accanto a loro. O forse sono stato io a tirarli dentro nel centro commerciale. Comunque, a partire dalla citazione, ho ripreso l’accostamento tra Caino e Lucky (l’altro, rispetto a Pozzo chiamato Abele al primo tentativo), perciò gli ho subito infilato una corda al collo. Sapevo che avrebbe consegnato le frittelle sfornate durante l’ultima storia, cugina di questa tra surrealtà e assurdo, e, sempre dalla citazione, l’intera umanità mi è sembrata un destinatario interessante. Se dopo Adamo ed Eva c’erano Caino e Abele (riposi in pace), siamo un po’ tutti suoi discendenti.
Questo genere di filosofeggiamenti da due soldi, uniti a dei momenti privi di senso, erano la pasta che volevo per questa puntata. Ho approfittato dell’occasione per provare a cimentarmi con un’impostazione da copione teatrale, un po’ per il gusto di cambiare e un po’ perché volevo che i dialoghi la facessero da padroni. Spero che gli appassionati di Beckett non se la siano presa troppo (il mattarello di Maria non è ancora stato sfoderato), ma dovete riconoscere che almeno non ho preteso di inaugurare una nuova linea interpretativa, sostenendo che Godot in realtà sia Caino.

Oscar

Categorie: Accidia - Le fatiche per Caino

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