Ingrediente segreto

ingredientesegreto

Di tanto in tanto Caino faceva un salto al Giardino dell’Eden. Sì, proprio quello precluso all’umanità dopo il grosso equivoco del serpente e della mela. Non c’è da sorprendersi visto che il marchio, esiliandolo dall’umanità e dal corso del tempo, funzionava egregiamente come lasciapassare per i luoghi più impensabili. Bastava stare attento a non incontrare i propri genitori, rispettando in pieno il più classico cliché da storia sui viaggi nel tempo: paradossi? No, grazie. La vita è già abbastanza dura.
Nel Paradiso Terrestre non lo era, penserete. Eppure a Caino non è mai passato per l’anticamera del cervello di restarci. Perché? E’ presto detto: il Giardino ha chiuso i battenti e si sente. Non che stia andando in rovina, intendiamoci, è pur sempre la più perfetta tra le creazioni dell’Onnipotente. Ma immaginatevi un parco di divertimenti deserto. Da secoli, anzi, millenni. Senza nemmeno l’ombra del ricordo dell’eco delle risate di un bambino. C’è davvero bisogno della ruggine e della decadenza, per sentirsi a disagio in un posto che ha perso per sempre la propria funzione?
Si diceva di evitare Adamo ed Eva. Niente di più facile, ignari e innocenti per definizione com’erano. Roba che bastava tirare un sasso tra le frasche perché si fermassero a interrogarsi per ore sul prodigioso suono, mai udito prima. Come tutti sanno, però, la prima coppia della storia non rappresenta l’unico abitante senziente dell’Eden. E non mi riferisco al Signore. Bensì all’Altro. Ecco, aggiungiamoci che la meta di Caino era proprio quell’Albero lì e capite da voi che il Serpente non può restare fuori dalla storia.
“Sssalve apossstata sssacril…”
“Falla finita, Sssatanasssso.”
Così, lingua tra i denti, i due ceffi peggiori dell’intera Genesi si fissavano. Uno attorcigliato tra i rami, come da copione, l’altro con una sporta da riempire di pomi.
“Si fa rifornimento per le frittelle, Caino?”
“Già. Non è che mi faresti cadere qualche mela, vero?”
“Certo. Vuoi anche un massaggio ai piedi?”
Il primo assassino scuote la testa, lo sguardo fisso a terra. Dopo un istante, però, sente cadere un primo frutto, poi un secondo. Prima di raccoglierli, si volta sospettoso verso il serpente.
“In cambio devo firmarti un contratto con il sangue?”
“La tua anima è una cambiale scaduta da un bel pezzo. Diciamo che sono di buon umore, oggi. Sì, mi sono svegliato con le spire dalla parte giusta.”
Sibilando contento, il rettile scende di ramo in ramo.
Caino, intanto, finisce di riempire la sporta, ne saggia il peso e decide di sedere un attimo. La schiena dritta contro l’Albero della Conoscenza.
“Allora batto il ferro finché è caldo. C’è una cosa che ho sempre voluto chiederti.”
“Come infrangere il tuo marchio?”
Gli occhi neri del serpente catturano quelli dell’uomo. Un istante di silenzio sull’orlo dell’ipnosi, poi il primo assassino sorride e scuote la testa.
“Magari tu non sarai Uno e Trino, però sei quello che ci va più vicino. Se adesso tornassi giù, tra i ghiacci dell’Inferno, ti troverei lì a sgranocchiare Giuda, Bruto e Cassio.”
“Quale sarebbe la domanda?”
“Dove si sta meglio?”
I serpenti possono ridere? O forse quello biblico aveva dei sonagli?
“Un classico. Meglio servire in Paradiso o regnare all’Inferno?”
“Ecco, sì.”
“Diciamo solo che il beneamato Milton era un completo imbecille.”
Capita l’antifona, Caino si alzò e riprese la sua sporta.
“Alla prossima.”
Si stava già allontanando verso l’orizzonte, terso e assolato come sempre, quando il sibilo tornò a stuzzicargli le orecchie.
“Non avere tanta fretta, Caino. Adesso tocca a me.”
Con un sospiro, il primo assassino tornò a voltarsi.
“Dovevo immaginarlo.”
“Eh, tale padre, tale figlio. Che ci vuoi fare?”
“Prenderti a pietrate non servirebbe. Giusto?”
Ormai il serpente era strisciato a terra, forse per sfidarlo a calpestarlo.
“Dimmela tu una cosa. Hai mai mangiato una delle tue frittelle?”
“No.”
“E perché?”
L’Avversario non aspettò una risposta, del resto non era quello che gli interessava davvero. Non fece nient’altro per tentarlo, gli bastò un punto di domanda e qualche manciata di silenzio. Persino dopo che Caino ebbe sfiorato il marchio, sparendo verso chissà quale tempo e luogo, l’interrogativo continuò ad aleggiare, come l’eco di una voce straniera, nel bel mezzo del Giardino dell’Eden.

Categorie: Gola - Le frittelle di Caino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.