Corsi e ricorsi
C’era una volta un uomo in cerca del proprio coraggio. Lo aspettava un’ardua prova e, sebbene tutti lo considerassero forte e astuto, dentro di sé dubitava di esserlo abbastanza. Si trovava già ai margini della foresta, dove avrebbe dovuto dato la caccia a un feroce cinghiale per ordine del Re, quando vide spuntare tra i primi alberi il tetto di una locanda. Sentendo l’eco di molte risate, decise che avrebbe cercato il proprio coraggio lì dentro. Guardando il camino ardere allegro, decise che avrebbe cercato il proprio coraggio al tavolo più vicino. Assaporando il primo boccale di birra, decise che avrebbe cercato il proprio coraggio sul fondo di molti altri. Infine si convinse di averlo trovato e si alzò, finalmente pronto a prendere la porta per poi inoltrarsi nella foresta. All’ultimo istante, però, vide con la coda dell’occhio uno straniero seduto da solo: pur essendo ospite sotto al tetto di bravi cristiani, portava ancora il cappello calcato sulla testa. L’uomo lo trovò davvero molto scortese, tanto da voler mettere subito alla prova il proprio coraggio. Così afferrò una sedia vuota e prese posto davanti allo straniero.
“Il fratello maggiore. Forte e astuto.”
A quelle parole l’uomo rimase stupefatto e ogni proposito di sfida gli appassì sulla lingua. Tuttavia il sangue gli correva troppo caldo nelle vene: piantò i gomiti sul tavolo e avvicinò il viso a quello dello sconosciuto, con fare minaccioso.
“Ti conosco?”
“No, ma io so tutto di te. Se non è la storia più vecchia del mondo, dev’essere la seconda. La terza al massimo. E si ripete sempre.”
L’uomo non capì. Come avrebbe potuto? Non capì e si irritò.
“Levati il cappello.”
“Non vuoi davvero che me lo tolga. Così come non vuoi affrontare quel cinghiale.”
Per la seconda volta l’uomo sbarrò gli occhi per la sorpresa e il suo impeto si smorzò. Non sapendo come rispondere, si preoccupò dalla propria reputazione, ma nessuno nella locanda sembrava avere occhi per loro. Intorno a lui c’erano solo brindisi e risate.
“Hai bevuto troppo e faresti bene a mettere qualcosa sotto i denti. Purtroppo non posso aiutarti, ho lasciato altrove il mio cestino. In compenso ti darò un consiglio.”
L’uomo si limitò a grugnire, indeciso tra ribaltare il tavolo per aggredire lo straniero o andarsene e lasciarlo alle sue ciance. A volte bisogna scegliere tra forza e astuzia.
“Diffida dei pastori.”
“Quali pastori?”
“Tutti. Non l’avrai mai vinta con loro. Fidati di chi ci è già passato.”
Ormai era chiaro che quel tale lo stava prendendo per i fondelli. In uno scatto di rabbia, l’uomo si sporse oltre il tavolo e gli strappò il cappello dalla testa. Anziché scansarsi, lo sconosciuto lo afferrò per il polso, costringendo a posare la mano sulla sua fronte.
La mente dell’uomo venne squarciata da un’immagine, come un fulmine a ciel sereno. Suo fratello minore giaceva morto nel fango, gli occhi rovesciati e la bocca spalancata.
L’angoscia salì a soffocarlo, facendolo tornare in sé. Con il fiato corto, si guardò intorno e non trovò traccia dello straniero. Intorno a lui c’erano solo brindisi e risate.
Si alzò traballando, le mani piantate sullo schienale della sedia. Doveva correre a cercare suo fratello, doveva salvarlo dalla bestia o almeno seppellirne le misere spoglie.
In quel momento la porta della locanda si spalancò e ogni testa si voltò in quella direzione. Sulla soglia c’era suo fratello che trascinava con sé la carcassa del cinghiale.
“Un brindisi per l’eroe!”
Tutti quelli che l’avevano ignorato fino a quel momento alzarono i calici. Ci furono cori, risate e pacche sulle spalle. Tutte per suo fratello, il nuovo eroe, il futuro principe.
Per un attimo l’uomo ripensò al segno che aveva intravisto sulla fronte dello straniero, appena prima che sparisse. Poi scrollò le spalle e alzò una mano, richiamando l’attenzione del fratello. Non appena lo vide sorridere di rimando, ripensò alla sua espressione sorpresa, riverso nel fango.
Fu così che l’uomo capì come avrebbe fatto valere la propria forza e la propria astuzia. Senza alcun bisogno di coraggio.
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