Re dei giullari – Passo dopo passo
C’è un momento in cui una donna deve ammettere quello che una donna deve ammettere. Sono in vena di disegnucci carucci! Vorrei tanto poter difendere la temibilità dei miei soggetti: Hop-Frog con i suoi denti malefici e appuntiti, il re con la sua barbara animalità cosparsa di pece… Ma la verità è che sono entrambi inesorabilmente e irrimediabilmente pucciosi. Dobbiamo affrontare la realtà: tutto quello che tocco si trasforma in caramello. E’ un duro destino quello della Regina Mida, ma qualcuno dovrà pur affrontarlo. Di sicuro io non rischierò di morire di fame.
Sul disegno non è che ci sia molto da dire. Volevo realizzare una carta da gioco, un Jolly per la precisione. Come la volta scorsa, sono partita dal disegno a matita per poi inchiostrarlo. Alla fine ho aggiunto i semi e il rosso centrale con Photoshop, ripulendo un po’ il tutto e resistendo alla tentazione di metterci una stella gigante al centro. Pucciosi sì, ma pacchiani no! Credo che se mai mi capitasse di cimentarmi con un intero mazzo di carte, mi atterrò a questa regola. Sarebbe un mazzo da cariare i denti, qualcosa che farebbe rabbrividire anche i più impassibili giocatori di poker.
Non so cosa potrà inventarsi Oscar di più oscuro di Poe per strapparmi a questa vena. Io intanto mi godo il mio scimmione impapocchiato, con la sua faccia da tontolone e le manine che non sono venute niente male. Disegnare cose tondolotte è meno semplice di quanto non si creda. Soprattutto con Caino sopra la spalla che si lamenta!
Maria
Da Dario Fo a Edgar Allan Poe il balzo è grande, degno del re dei giullari. In realtà è proprio quella del buffone la figura intorno alla quale gira la frittella, tant’è che nel disegno di Maria ha preso la forma di una carta. Il giullare come artista, come fabulatore, ma anche e soprattutto come capro espiatorio, come ultimo degli uomini. Perché del resto è questo il lato che lo avvicina di più al nostro Caino (non che lui non sia creativo a modo suo, eh. Ci tiene tantissimo a metterlo in chiaro).
Mai come stavolta ho preso le mosse dal testo originale, cercando di riassumere i presupposti del racconto di Hop-Frog attraverso una selezione della prosa di Poe. Fascinosa e gotica, ma al tempo stesso vicina a una sensibilità moderna. La sua ironia nel tratteggiare l’esistenza grottesca di Hop-Frog, incatenato ai capricci di un re obeso e squallido, è impareggiabile. Ho cercato d’infilare Caino in un piccolo angolo della storia, permettendogli una volta tanto d’incoraggiare una giusta vendetta anziché provare a dissuaderla. Mentre leggevo dell’effetto del vino sulla mente del povero nano, ho subito pensato che le frittelle di Caino aspirano a essere altrettanto stimolanti… Anche se più positive, ecco. Una follia più da carnevale e meno da ecatombe.
Mi sarebbe piaciuto mescolare di più l’ispirazione lombarda e quella americana, ma devo ammettere che l’ombra di Poe è davvero ingombrante e l’altro modello forse troppo diverso. Perciò mi sono accontentato di pensare come un modo di dire nostrano, come “poer nano”, possa suonare sinistro accostato a una storia dove il poveretto in questione si ribella. Nella maniera davvero degna di un maestro dell’orrore.
Oscar
Categorie: Accidia - Le fatiche per Caino