Di frodo
Non era intonato. Perciò non cantava quasi mai. Al più mugugnava a bocca stretta.
Aveva le dita grosse, con unghie lunghe come denti di cavallo. Incespicava sulle corde, le scambiava una con l’altra. Ma suonava lo stesso. Solo per sé.
Si sarebbe detto che andava a orecchio, in realtà strimpellava più che altro a casaccio. Non pensava a note, scale e accordi. Improvvisava a seconda dell’umore. Va da sé che non aveva un repertorio, anche se pensare che non ripetesse mai due volte la stessa melodia vorrebbe dire sopravvalutarne la creatività. Mentre suonava, Caino ricordava.
E ricordando, la memoria batteva sempre lì. Come la lingua sul dente che duole.
La vita con Abele non era stata poi tanto male. Ma nemmeno tanto bene. Si faceva presto a dire che il problema fosse la loro diversità: pastore e agricoltore, chiaro e scuro, bello e brutto. Non era così semplice però. Le questioni fraterne non lo sono mai. Figuriamoci in un tempo biblico, dove il Paradiso Terreste ha chiuso i rubinetti giusto ieri e nessuno ha la minima idea di quello che potrà succedere domani, perché tutto si sarebbe dovuto fermare all’oggi. Basta con gli angeli e le spade fiammeggianti.
[Qui Caino frigge una nota, sbattendo il ditone dritto sul tasto della chitarra. No, lui e gli squadroni alati non sono mai andati troppo d’accordo.]
Sì, insomma, basta con le meraviglie sovrannaturali. Resta solo la quotidianità.
E’ facile pensare che Caino fosse pigro, che avesse tutti i difetti possibili e immaginabili, ma non era così. Anche se forse aveva un brutto carattere, alla fin fine era solo il parere di Abele. Senza controprova. I loro genitori, come tutti i genitori, si sforzavano di non fare preferenze e sull’altro piatto della bilancia c’era il cane di Abele. Che, ormai lo sapete, preferiva Caino. Non s’incontravano spesso, i due fratelli.
Se credete al sonno di bellezza, potreste credere che la grossa differenza tra Caino e Abele stesse proprio lì. Ad Abele non piaceva la notte, a Caino sì. Potrà far sorridere in un mondo abitato da quattro persone, ma aveva bisogno di stare un po’ per conto proprio. Magari con il cane, quando non doveva più star dietro alle pecore.
[Qui Caino interrompe l’arpeggio, inserendo qualche accordo a casaccio. Insistente, come l’abbaiare del suo vecchio amico.]
La faccenda del sacrificio rifiutato fu un brutto colpo, per Caino. Nessuno gliel’aveva spiegato in anticipo che gli sarebbe spettato il ruolo del cattivo. Non gli avevano chiesto un parere, né tanto meno il permesso. Erano andati a battere dove avrebbe fatto male, come in una storia già scritta, solo da ricordare. Non è bello sentirsi lo zimbello di tutti, immaginarli mentre ridono alle tue spalle.
[Una pausa e un lungo sospiro. Poi mezza parola sporca, solo un pezzetto.]
Caino, però, era un tipo testardo. Non ci stava ad assecondarli. Perciò se ne andò, senza dire niente a nessuno. Solo il cane lo seguì, naturalmente. Avevano tutto il mondo, per stare da soli. Ma non c’è lembo di terra che sfugga al Disegno Divino.
Infatti, come tutte le narrazioni, la Bibbia drammatizza. Condensa in un singolo momento l’assassinio di Abele, ci mette un’arma del delitto e quel tanto che basta di sangue. Non andò così, non nei ricordi di Caino almeno.
[Qui Caino smette di tormentare le corde. Invece batte con i palmi sulla cassa armonica, come un tamburo. Un ritmo semplice, quasi infantile.]
La verità è che Adamo ed Eva appassirono. Il gregge senza cane si disperse, alcune bestie fuggirono, altre si ammalarono. E Abele non sapeva coltivare la terra.
Un dannato angelo sarebbe potuto scendere a far fiorire il grano come primule a marzo, certo, ma non accadde. Perché quella era la responsabilità di Caino. E lui vi si era sottratto. Solo al dovere, non alla colpa e al castigo. Non si può vivere di frodo.
[Silenzio. La chitarra appoggiata su una sedia.]
A volte ci piace credere che per distruggere quello che amiamo serva un dramma, un conflitto, sì insomma, un colpo secco che mandi il nostro cuore in frantumi. Invece bastano l’incuria e tempo a sufficienza. Non esistono armi più silenziose ed efficaci.
E ciascuno di noi sa come usarle, come un assassino provetto.
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