Cane Caino
Ci sono cani di razza e cani randagi, bravi cani e cattivi cani, cani grossi e cani piccoli, cani bianchi e cani pezzati, cani calvi e cani riccioluti. E poi c’è il cane di Caino.
Si sa come andò con Abele: era il preferito di tutti. Faceva il pastore e naturalmente, per guidare gli armenti, aveva un cane. Ecco, il cane di Abele era l’unica creatura in tutta la terra che tra i due fratelli preferiva Caino. Paradiso Terrestre compreso.
Non pensate che ci sia il trucco sotto, tipo che Abele lo faceva lavorare perciò il cane, stupido com’era, finiva per preferire Caino. Non era così che stavano le cose. Il cane teneva sotto controllo il gregge e, se Abele gli lanciava un bastone, lo andava a riprendere fedele. Abbaiava quando doveva, facendo la guardia per quanto potesse servire in un mondo disabitato. Era proprio un bravo cane. E preferiva Caino.
Lo dimostrava in tutti quei modi da cane, sfregandogli il testone contro il fianco o andando a dormire ai suoi piedi. Abele non se ne faceva un cruccio, aveva il resto del creato a vezzeggiarlo, ma Caino… Be’, era il suo piccolo, prezioso segreto. Forse quello che gli permise di tirare avanti così a lungo, nonostante Adamo ed Eva e il Signore Onnipotente. Scommetto che il cane di Abele non c’era, al momento della tragedia. E’ chiaro, un cane in chiesa non si è mai visto e il sacrificio era pur sempre un rito. Chissà se le cose sarebbero andate diversamente, con un cane. Spesso è un genere di compagnia che cambia la vita. Silenziosa, ma costante. Attenta. Sorprendente.
Ai cani, però, non è concesso fare la storia e nemmeno il mito. Perciò non possiamo saperlo, come fosse fatto il cane di Abele e se avrebbe salvato il suo padrone. Alcuni saggi dicono che, dopo l’assassino, diventò il cane di Caino. Senza giudicare. Del resto ve l’ho detto quale fratello aveva sempre preferito, no? Di sicuro al cane non venne dato il marchio. Perciò, come tutti i suoi simili, ingrigì, curvò la groppa e infine esalò l’ultimo respiro. I cani vivono sempre troppo poco, agli occhi di un uomo. Figuriamoci di un immortale. Ma non credo che Caino da allora ebbe altri cani. E’ sempre stato un tipo da vecchio testamento: un solo Dio, un solo peccato, un solo omicidio e un solo cane.
Nei suoi viaggi, però, ne ha incontrati di cani e per loro ha sempre un occhio di riguardo. Uniche e sole creature tra i tempi e gli spazi che possano godere del suo affetto incondizionato. Anche se sa che i dolci non fanno bene ai cani, spesso Caino lascia che lecchino gli incarti delle frittelle. Non sa resistere. E più di tutto ama portare un osso a un cane randagio, magari intrufolandosi in qualche cucina o nel retro della bottega di un macellaio. L’osso, la prima arma, simbolo della sua colpa, trasformato in dono per un paio di occhi scuri e miti. Se c’è un tipo di poesia fatta per Caino, è questa. Semplice, forse scontata, ma apprezzabile nelle sue sfumature solo da chi è capace di percepire le frequenze più alte. O di scodinzolare. O di ululare a un cielo vuoto. Senza ragione.
Al nostro amico Fionn. Al nostro amico Loki. E a tutti i vostri amici.
Categorie: Gola - Le frittelle di Caino