Il fratello di Yorick – Passo passo
C’è una cosa che mi succede quando qualcuno che stimo e ammiro mi chiede di collaborare: salivazione eccessiva, visibile stato di sovraeccitazione, panico accecante, attesa di illuminazione divina e impazienza di iniziare. Non necessariamente in quest’ordine. Quando Maria mi ha contattata proponendomi questa collaborazione quindi, ne sono stata davvero davvero contenta.
Il bozzetto era magnifico e, basandomi sulle mie prime impressioni, ho iniziato a fare qualche prova con il pennino a punta tronca. Non ci sono grandi motivazioni dietro la scelta di usare un carattere che derivi dall’onciale, semplicemente mi è sembrato che funzionasse con il disegno di Maria. Dopo svariate prove su normalissima carta a quadretti, ho preso qualche foglio bianco e la parallel pen che devo costringermi a usare di più. Ho acquisito la scritta digitalmente e l’ho pulita in Photoshop, inviandola poi a Maria che ha pensato a tutto il resto.
Colgo l’occasione per ringraziare Maria e Oscar, perché la passione che mettono in ogni frittella è una grande fonte di ispirazione, e farne parte è stato incredibile.
Quando si è iniziato a parlare di Amleto e teschi, ho avuto subito l’illuminazione su cosa volevo fare: un bel lavoro di pazienza e precisione quasi mortale. Volevo tagliuzzare un po’ e volevo anche che oltre al disegno ci fosse una bella scritta. Non avendo mai approfondito particolarmente l’arte della calligrafia ed essendo dotata dalla natura di una meravigliosa zampa di gallina, ho deciso che per la scritta ci voleva la mano, o meglio il pennino, di un esperto. Ho subito pensato a Gioia con la quale ho avuto la fortuna di frequentare il Gruppo di Supporto Fotografi Pigri lo scorso anno. Avevo già visto i suoi esperimenti e sapevo che ultimamente si era data molto da fare, aprendo anche un blog da nome adorabile Posta via gufo, quindi sono andata a bussare alla sua porta (digitalmente parlando) con sottobraccio una bozza del disegno, per farle capire cosa avevo in mente. Per fortuna era in casa e ha accettato di mettere le mani in pasta con noi per preparare questa frittella shakespeariana.
Così ci siamo mosse in sincronia: mentre io rifinivo la parte bassa del disegno, lei preparava la scritta e, una volta ricevuto il file, mi è bastato completare i rami di rovo nella parte alta, in modo che si integrassero con le scritte e mi permettessero di tenere tutto al suo posto quando avrei tagliato tutte le parti nere. Dopo aver composto scritta e disegno in Photoshop, ho stampato il tutto ed è cominciato il vero divertimento. Come un bravo assassino ho afferrato il mio affilato taglierino e ho iniziato a tagliuzzare. La parte più complessa sono state le lettere, perché anche piccoli errori nel seguire il contorno sarebbero diventati piuttosto evidenti su dei caratteri regolari come quelli di Gioia.
Una volta tagliato, ritagliato, inciso e scontornato ho preso la mia trina e l’ho fissata su un vetro, schierandoci dietro il modello d’eccellenza Oscar. Ho scattato la mia bella scarica di foto, immortalandolo in posizioni ed espressioni nel viso differenti. Quando ho visto quella con l’occhio perfettamente centrato nella O, ho capito di aver colpito in pieno il bersaglio e ho ultimato l’opera.
Nella galleria ho inserito anche un paio di scansioni del disegno con un sfondo più uniforme, nero e azzurro, perché mi piace il risultato pulito che mostra bene il ritaglio. Gaia e i suoi gufi se lo meritano senz’altro.
Maria
Quando abbiamo iniziato con le frittelle, sapevamo di voler coinvolgere dei complici. Solo che non si può reclutare qualcuno per una malefatta, senza dargli almeno la garanzia che la dinamite non esploderà mentre si preparano i fili. In altre parole, abbiamo aspettato un mesetto o due di rodaggio, prima di sentirci abbastanza sicuri da contattare qualcun altro. Dovevamo essere convinti di poter dare un seguito al suo lavoro, non mollando le frittelle il giorno dopo. Gioia, con la sua passione per la calligrafia, è stata la prima impastatrice onoraria di quella che speriamo possa essere una lunga serie e ci tengo a ringraziarla: mescolare un’arte così antica a un mezzo digitale è esattamente il tipo di mix azzardato che cerchiamo per le nostre ricette.
Tutto questo c’insegna che non siamo soli. E non parlo di alieni, ma di amici che ti tengono d’occhio. Quando mi sono avvicinato ad Amleto, sapevo che Maria non sarebbe stata la sola appassionata di teatro pronta a farmi la pelle nel caso avesse mancato di rispetto al Principe danese. Questo ovviamente ha dato più gusto al gioco, rendendolo diabolico come piace a Caino. Ho deciso quindi di mettere in bocca ad Amleto soltanto citazioni da Shakespeare e di calare anche il nostro protagonista nel copione, come beccamorto. Orazio, poi, è forse l’antipersonaggio per definizione, perciò mi sono divertito a estremizzare la sua posizione lasciandolo senza nome, né parole. Ho ripensato anche al racconto di un’amica, frustrata dall’aver dovuto interpretare Orazio in un’occasione, quando naturalmente avrebbe voluto essere Amleto. Immagino sia un po’ come passare da spada lucente a palla con la neve dentro, in quanto a rilevanza e parte attiva nella vicenda. Un ultimo pensiero va a Claudio, invisibile alter ego di Caino come pessimo fratello: in fondo, per quanto le cose possa andare storte, c’è sempre qualcuno che ti può capire. Non siamo mai soli.
Oscar
Categorie: Accidia - Le fatiche per Caino