Sedie delle streghe – Passo passo

Immaginatevi la scena: due bambine rotondette che saltano per i monti con i tipicissimi pantaloncini di pelle tirolesi. No, Heidi non c’entra: è la mia infanzia. O meglio le mie vacanze estive in montagna. Ogni anno tutta la famiglia si caricava in macchina per raggiungere le vette dolomitiche e pascolare come il pio bove sui prati e nei boschi. O, ancora meglio, per marciare un numero imprecisato di ore verso una qualche meta remota, dove i nostri eroici sforzi sarebbero stati ricompensati da un gigantesco piatto di speck, uova e patate o dei canederli enormi o un monolotico blocco di speck (ho già detto speck?) da affettare e mangiare con il rafano. Ovviamente io ho amato alla follia tutto questo e ogni anno guardo con lucidi occhi da cerbiatto Oscar, per convincerlo che non c’è nulla di meglio di fare quattro ore di macchina per un piatto di gnocchetti verdi con panna e prosciutto. Slurp!
Una volta arrivati in Val Gardena, in mezzo ai boschi boscosi e alle cime rocciose c’è una passeggiata a cui sono particolarmente affezionata. Dall’arrivo della seggiovia di Marinzenm, a Castelrotto, raggiunge la malga Schafstall e poi scende verso il paese, tra alberi imponenti e grossi massi ricoperti di muschio. E’ davvero il luogo ideale per fiabe e leggende e mi pare naturale che le streghe abbiano deciso di stabilirvi la propria dimora. Se passate da quelle parti siate gentili, visitate le loro sedie e salutatele da parte mia, ditegli che tornerò l’anno prossimo a trovarle. Anche se non credo che oserò più fotografarle, perché certi segreti sono fatti per restare tali.

Maria

Quella che la sa lunga sul Trentino Alto Adige e la Val Gardena è Maria, perciò io mi limito a ripetere quanto sia stimolante poter contare sul patrimonio delle leggende popolari. E’ una fonte fragile, che a volte sembra sparire sotto le pieghe del tempo, ma in un modo o nell’altro rispunta sempre. Streghe, gnomi, boschi, misteri: una meraviglia.
Caino, in fondo, non è stato un cattivo compagno di viaggio. E’ abituato a camminare e noi abbiamo fatto l’orecchio alle sue lamentele, perciò dopo un po’ abbiamo smesso di sentirle. Rischiavamo di non vedere nemmeno le sedie delle streghe, perché non sono segnalate e leggenda vuole che scompaiano e ricompaiano a piacimento, ma al fiuto del nostro segugio Loki non si scappa. Sapevo che il nostro eroe e le streghe sarebbero andate d’accordo, volevo che per una volta non ci fossero vincitori e vinti negli incontri di Caino, ma solo una vecchia amicizia, di quelle dove ci si punzecchia sempre.
Ho cercato di mescolare questa familiarità a un tono fiabesco, provando a restare in bilico tra scampagnata in montagna e leggenda popolare. La strega non può che essere ispirata alla misteriosa compagna di viaggio che ha marciato con Maria e me, anonima e senza volta come ci si aspetta da una vera strega. Anche senza citarla, la ringraziamo; in primis per la vacanza e poi per le risate che ci siamo fatti vedendola zompettare tra il muschio, braccata da Loki. Altro che gatto nero!

Oscar

Categorie: Accidia - Le fatiche per Caino

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