Space crumpet

spacebunny

I crateri lunari non sono poi tanto scomodi, se ti abitui alla forma degli ammassi basaltici. Al contrario dei più banali e servizievoli cuscini, mettono alla prova la flessibilità dell’aspirante pisolatore prima di concedergli l’immeritato riposo.
Caino andava a caccia di simili facezie nel suo stesso cranio, ignorando i tonfi del coniglio che continuava a saltellargli intorno. A forza di cerchi concentrici, prima o poi gli sarebbe balzato sulla milza, eppure il primo assassino sembrava del tutto rilassato.
“Sipuòsaperecome… Come fai a stare così tranquillo?”
Caino sollevò gli occhi socchiusi sul suo peloso compare.
“Tu hai fatto la tua parte, io la mia. Se deve andar male, lo farà comunque.”
“Cosa sarebbe questo? Una specie di motto zen? Ho impastato giorno e notte per te!”
“Perché non vai a cercarti una carota? Così, per ingannare il tempo…”
“Una carota? Sulla luna?!”
“Allora mangiati una delle tue fetide torte di riso.”
Ci fu un tramestio di zampe indignate, seguito da un lavorio di lunghi incisivi.

“Mission Control calling Apollo 11.”
“Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed.”
“Roger. Tranquility, we copy you on the ground. You got a bunch of guys about to turn blue here. We’re breathing again. Thanks a lot!”

A dispetto del suo nome, il Mare della Tranquillità venne turbato dalla capsula d’atterraggio, ma soprattutto dalla zampetta del coniglio che batteva come un tamburo in un cratere vicino.
“Così quello è il vascello fluttuante degli uomini, vero?”
“Space shuttle.”
“Nome bizzarro per un varo. Cosa significa?”
“Non è il nome. Si chiama Apollo.”
“Pollo? Mi prendi in giro?”
“Apollo. Il dio del sole.”
“Dev’essere un brutto posto il sole. Troppo caldo. Il riso si scioglie poi.”
Caino sospirò, tirandosi seduto suo malgrado. Il portellone se la stava prendendo comoda per aprirsi.
“Ascolta roditore… La sai questa? Qual è quella cosa che, pur avendo avuto un mese d’età alla nascita di Adamo, non ha ancora compiuto cinque settimane?”
“Caino. Shakespeare dice Caino.”
“Perché tu adesso conosceresti Shakespeare.”
“Sono istruito, io.”
“Allora saprai la risposta.”
“Certo, ci siamo so…”
“Zitto!”
Il primo assassino afferrò il coniglio per la collottola, trascinandolo tra le polveri di basalto. Quattro palle degli occhi si fissarono sull’astronauta, pronto a scendere. Caino riuscì a immaginarlo, mentre apriva la comunicazione radio per il fatidico.
“That’s one small step for a man…”
Non appena mise piede sul suolo lunare, Armstrong abbassò la testa nell’enorme casco. Sollevò un piede, lentamente, e provò a guardare sotto la suola, ma bardato com’era non ce l’avrebbe fatta nemmeno un contorsionista.
“Mission Control calling Apollo 11. What’s going on?”
“A crumpet.”
“What?”
“The bloody Tranquillity Sea is full of crumpets!”

Per il momento Caino poteva solo ipotizzare la confusione e l’imbarazzo, ma giù pregustava il momento in cui si sarebbe seduto di fronte al computer di casa. Aveva gironzolato in un futuro cibernetico e si era addestrato con intelligenze artificiali, solo per giocare questo scherzetto alla NASA e registrare la loro reazione.
Intanto il coniglio si era liberato dalla sua stretta e ora saltellava lì accanto, imitando la danza scomposta e balorda del comandante Armstrong, sperduto nell’inaspettato Mare delle Frittelle. Magari non l’avrebbero mai segnato sulla mappa lunare, di certo l’avrebbero derubricato alla voce “Allucinazioni da assenza di gravità”, ma era successo.
E nessuno avrebbe impedito all’artefice della burla di ghignarsela fino in fondo.

Categorie: Gola - Le frittelle di Caino

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