Caino e le spine
La leggerezza di una passeggiata sulla luna non conosce eguali. La gravità è gentile lassù e, mentre solchi il Mare della Tranquillità, persino i pensieri si fanno più lievi. Se sei un buon camminatore, è un attimo raggiungere la pace nei sensi tra i flutti basaltici del Mare della Serenità e finire per sorprendersi a ogni piccolo cratere. Sorridendo, con dolcezza. Pian piano il ricordo del Lago dei Sogni riaffiora per cullarti e, anche se sei arrivato fin lì dal lontano Oceano delle Tempeste, le difficoltà sfumano e ti resta addosso solo la carezza polverosa della Baia della Rugiada. La Luna è così.
Solitaria, malinconica, alcuni dicono persino… Formaggiosa. Ma poi si sa, sono gusti. Tutti, però, convengono sul silenzio. Tutti quelli che non si portano sulle spalle una fascina di rovi, almeno. Quelli, ma forse sarebbe più appropriato dire quello, infrangono il silenzio a suon d’imprecazioni, riescono a pestare i piedi alla faccia della gravità e puoi star sicuro che finiscono sempre per accamparsi nel Mare delle Crisi. Come una bussola che punta al nord, Caino arrivò dritto nel suo grosso cratere, gettò nella polvere la sua matassa di spine, recuperò il mortaio e si sputò sulle mani. Il palmo, il dorso, le dita, non c’era un lembo di pelle senza un graffio, nonostante una collezione di calli da far invidia alle scaglie di un coccodrillo. Una volta tanto, però, non si lamentava.
La farina di spine era uno degli ingredienti segreti delle sue frittelle. E le frittelle erano una delle poche cose che Caino amava davvero. La Luna, poi, non è così male, se non sei un turista improvvisato (si riconoscono per via dello scafandro bianco). La puoi avere tutta per te, in bassa stagione. Perciò il primo assassino strappava e pestava, pestava e strappava, masticando tra i denti una canzoncina inventata lì per lì. Finché arrivò a fargli visita il suo vicino, la lingua biforcuta dal Mare del Serpente.
“Lavori duro o è dura lavorare?”
Doveva essersela preparata, una frase senza s sibilanti. Caino non apprezzò comunque e rispose con un mugugno. Strappava e pestava, pestava e strappava.
Invece di capire l’antifona, l’altro si accoccolò nel cratere, in uno strusciare di spire.
“Possssso offrirti… Chesssssò… Una mela?”
“L’ospite sei tu.”
“Da come lo dici, ssssembrano già passssati i tre fatidici giorni.”
Il primo assassino non si sprecò a negare. Strappava e pes… Sì, insomma, lo sapete.
“Me ne darai una, quando hai finito?”
“No.”
“Io sssono sssstanto più gentile con tua madre, sssai?”
Caino si fermò, guardando il pestello con occhi diversi. Gli tornò in mente una certa pietra che aveva trovato nel bel mezzo di un litigio con Abele…
“Sì, lo sanno tutti. Il serpente, la cacciata dall’Eden e bla bla bla. Sei storia vecchia.”
“Piccolo insssssss…”
“In-so-len-te. Scandisci bene. O ancora meglio, vatti a mangiare un chilo o due di basalto, così ti tieni impegnato per un paio di secoli a digerirlo.”
Ci fu un tremito di sonagli, una lunga contorsione e qualche schiocco di scaglie. Poi, però, nella candida quiete della luna risuonò anche un sibilo soddisfatto.
Il primo assassino era troppo assorto nel lavoro per badarci. Non vide il colpo arrivare.
“D’accordo. Capisco ssssubito quando non ssssono gradito. Vorrà dire che manderò qualcun altro a trovarti.”
Quando un tipo del genere mette insieme una minaccia senza nemmeno una s, devi cominciare a preoccuparti. Caino lo sapeva e raddrizzò subito le orecchie, ma era troppo tardi: la serpe si era già infilata in quale anfratto.
“No!”
“Ssssì invece.”
La voce arrivava da sotto la terra. Purtroppo non era uno di quei giochi con il pupazzo che spunta dai buchi e lo devi colpire con un martello.
“Chi?”
“Lo vedrai.”
Il primo assassino guardò di nuovo il pestello e rimpianse di non aver commesso il suo secondo omicidio. Serpicidio. Quello che era.
Valutò persino l’idea di sfiorare il marchio sulla fronte, per battere in ritirata. Le frittelle, però, erano la sua missione e non le avrebbe lasciata a metà per nessuna ragione al mondo. Ricominciò a strappare e pestare, pestare e strappare.
Guardandosi sempre intorno, come un soldato che fa finta di niente, ma si aspetta un agguato da un momento all’altro.
Categorie: Gola - Le frittelle di Caino